Le affermazioni di Mika.
L’artista parlando delle sue influenze sul modo di fare musica ha dichiarato che durante la sua permanenza al liceo si sentiva invisibile, come se non esistesse, e come se nessuno ascoltasse la sua voce e le sue opinioni:
“Sono stato invisibile a scuola, non esistevo. Ovviamente non è stata una scelta. Mi sentivo come uno che guardava e mi sentivo frustrato. Tutto quello che guardavo e tutto quello che avevo nella testa ho scelto di metterlo nella musica, perché con le canzoni avevo modo di esprimermi”
Scopri di più sul mio nuovo romanzo: Se fosse una commedia romantica!Inoltre ha aggiunto:
“La maggior parte di quelli che fanno musica pop erano dei loser al liceo e non avevano amici”
In seguito ha parlato di alcune fonti di ispirazione che l’hanno aiutato sia per quanto riguardo la musica che per la stesura del suo show, ed ha così parlato della città di Napoli e della sua città natale, Beirut:
Entra nel canale ufficiale WhatsApp di Daninseries Seguimi sul mio profilo ufficiale Instagram“Napoli è una fonte di idee, una fonte di vita. Io mi sono ritrovato sulla terrazza di un ristorante e mi sono emozionato perché difronte a me c’erano dei vigneti, dei frutti, degli alberi di limoni, e c’erano dei palazzi rovinati accanto a dei palazzi bellissimi sul mare. Ho guardato ed ho pensato ‘cavolo, questa è Beirut’. Se Beirut non è stata distrutta, città di cui ho sentito parlare dai miei genitori e che ho visto nei video della mia infanzia, è a Napoli, perché c’è un incontro tra la montagna, la città, il mare, i problemi, i contrasti enormi. Per me è più facile trovare ispirazione a Napoli perché mi emoziona questa città, perché mi fa pensare a quello che io non ho potuto vivere nel paese dei miei genitori. E penso ci sia un problema con queste città, perché è più facile vendere una versione distorta di una città come Beirut e come Napoli, invece di vendere anche un altro lato. Quando ero in promozione col mio primo disco in America, mi chiedevano: ‘ma a Beirut ci sono i negozi per comprare i cd?’. Questo perché c’è una versione terribile di Beirut, perché è più facile vendere questo lato invece di vendere anche la bellezza di questa città. E questo è lo stesso per Napoli, perché è più facile vendere solo il lato di Gomorra, invece di raccontare anche altre storie”