Game of Thrones 8×03 recensione: l’ultima resistenza e il gran finale
Scopri di più sul mio nuovo romanzo: Se fosse una commedia romantica! Entra nel canale ufficiale WhatsApp di Daninseries Seguimi sul mio profilo ufficiale InstagramNelle cripte è un macello. Sansa e Tyrion si sono rifugiati dietro la statua di non so quale lontano parente Stark e aspettano la morte. Poi accade qualcosa di incredibile. La musica inizia e noi sappiamo che quando in Game of Thrones inizia la musica, sta per succedere qualcosa. Ricordate Light of the Seven?
Clicca qui per unirti al canale ufficiale WhatsApp di Daninseries: tutte le news in un unico posto sempre con te.Scusate, mi sono emozionata un momento a pensare a Cersei e ad uno dei suoi momenti più alti nell’intera serie.
Sansa e Tyrion si guardano e Sansa caccia fuori il pugnale di vetro di drago che le aveva dato sua sorella. Tyrion sorride disperato e tira fuori anche il suo pugnale. Non staranno lì dietro a lasciare che i morti massacrino la loro gente, non se possono ancora fare qualcosa. Tyrion le bacia la mano e si prepara e i due si lanciano in un’ultima resistenza disperata.
Anche Jon resiste ancora, cerca di raggiungere Bran ma viene braccato da Viserion. Dentro al castello, gli ultimi eroi combattono fino alla fine. Jorah protegge Danana come può e lei, senza esitare, afferra una spada e combatte al suo fianco. Theon protegge Bran, combatte valorosamente. È l’ultima, strematissima resistenza di Grande Inverno. Lo sanno che non c’è più niente da fare ma nessuno si arrende.
Tutto questo è inutile perché il Re della Notte è arrivato nel Parco degli Dei, di fronte a Bran, il suo obiettivo finale. Assistiamo ad un ultimo scambio tra Theon e Bran. “Sei un brav’uomo”. E Theon lo è davvero, come lo è Jaime, come lo sono tutti i valorosi eroi che stanno combattendo per la salvezza, e qui capiamo che ogni cosa che è successa, ogni loro sbaglio li ha portati ad essere ciò che sono ora e ogni cosa ha avuto un suo perché. In un ultimo eroico gesto, cerca di fermare gli Estranei e muore, appunto, da eroe.
Jon decide di fronteggiare Viserion, non si sa come né perché.
Il Re della Notte avanza lentamente aggiudicandosi il Tapiro d’Oro di quest’anno (ricordo i vincitori delle precedenti edizioni: Rickon nella sua corsa in linea retta durante la Battaglia dei Bastardi – edizione 2016 -, il Mastino che annoiato lancia sassi sul lago oltre la Barriera permettendo agli Estranei di attaccarli – edizione 2017). Se camminava giusto un attimo più veloce, se evitava di rimanere lì ore a fissare Bran, poteva farcela.
Poteva vincere. Così per dire, eh. Per nostra fortuna, il Re della Notte che è una vera attention whore e voleva fare tutto con calma e godendosi le attenzioni di tutti e fare una roba super dramatic, fa male i suoi calcoli. In una sequenza MOZZAFIATO vediamo Arya arrivare alle spalle (la si vede anche prima, in una scena in cui uno degli Estranei nota qualcosa che si muove e un leggero spostamento d’aria) e buttarsi addosso al Night King che si accorge di lei e la afferra per il collo.
Ho avuto paura davvero. Perché una parte di me ha pensato “no, è Arya, non può morire” e l’altra “ok, è Game of Thrones, ecco il vero plot twist che tenevano per la puntata, la morte di Arya”. Tutto questo nel giro di pochissimi secondi in cui non ho respirato. Poi accade. Arya fa cadere il pugnale, lo afferra con l’altra mano e trafigge il Re della Notte. Con lo stesso pugnale con cui era stato quasi assassinato Bran, il pugnale di Ditocorto che aveva dato inizio a tutte le guerre interne del Westeros. Il cerchio si chiude finalmente.
Il Night King viene ucciso e con lui muoiono tutti gli Estranei e l’esercito si disintegra completamente nel giro di pochi secondi, insieme a Viserion, sotto gli occhi increduli dei pochi superstiti.
Jorah muore esalando un ultimo respiro tra le braccia della sua amata Dany che perde così il suo consigliere, il suo braccio destro, il suo migliore amico.
Danana si butta su di lui piangendo e Drogon si accoccola lì vicino, consolandola.
Non vi dico neanche quanto ho pianto io.
Nel castello, Melisandre esce teatralmente camminando e si dirige verso l’esterno. È l’alba, vediamo. La Lunga Notte è finita e sta sorgendo il sole. Sembra incredibile dopo tutto quello che è successo che esista ancora un sole, eppure c’è. Proprio col sorgere del sole, Melisandre, terminato infine il suo compito, abbandona Grande Inverno, si toglie la collana e muore di vecchiaia nella neve, sotto gli increduli occhi di Davos (che stava già pronto a giustiziarla mi sa).
E così, finisce la puntata.
Ancora profondamente sconvolta, vado direttamente alle…