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Chi era Jeffrey Dahmer vera storia serial killer

Serie tv

Chi era Jeffrey Dahmer: la vera storia del serial killer

Leila | Ottobre 24, 2022

La vera storia del serial killer Jeffrey Dahmer

Chi era Jeffrey Dahmer, il serial killer sulla cui storia Netflix e Ryan Murphy hanno realizzato una serie con Evan Peters: storia, vittime, modus operandi, arresto e processo.

Jeffrey Dahmer biografia

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Nato a Milwaukee nel Wisconsin il 21 maggio 1960, Jeffrey Lionel Dahmer era un noto serial killer americano, conosciuto anche come il Cannibale di Milwaukee o il Mostro di Milwaukee. Alcune fonti sostengono che, dopo una prima infanzia relativamente normale, non gli fossero state riservate le giuste attenzioni.

Effettivamente, quando Jeffrey iniziò la scuola, il padre trascorreva diverso tempo lontano da casa per lavoro e la madre, depressa, viveva praticamente a letto, avendo sempre meno contatti con la famiglia. Come se non bastasse, verso gli 8 anni fu molestato sessualmente.

Il matrimonio dei genitori, inoltre, si sgretolò pian piano e Dahmer fu testimone di duri litigi che gli dimostrarono chiaramente quanto la sua casa non fosse un rifugio sicuro per un bambino. Ad un certo punto, quindi, qualcosa cambiò in lui e crescendo diventò distaccato, sempre più riservato e poco comunicativo.

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I primi segnali

Entrando nell’adolescenza cominciò a mostrare scarso interesse nei confronti delle interazioni sociali, a cui preferiva attività quali lo studio di carcasse di animali. Per puro intrattenimento si diede anche all’alcol. Continuò a bere per tutto il periodo delle scuole superiori, ma riuscì comunque a diplomarsi nel 1978.

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Non tanto tempo dopo la fine della scuola, commise il suo primo omicidio, a soli 18 anni. Trascorsero poi ben nove anni prima della sua seconda vittima. Nel frattempo non abbandonò mai la bottiglia. Quest’abitudine lo portò a mollare il college ed anche il servizio militare, che lasciò nel 1981.

Negli anni successivi venne arrestato un paio di volte per oltraggio al pudore ed atti osceni in luogo pubblico. Solo un’accusa, invece, per violenza sessuale nel 1989, che lo costrinse appena 10 mesi in prigione, nonostante fossero molti di più gli stupri ai danni di giovani uomini, che incontrava in gay bar, saune gay e librerie.

Jeffrey Dahmer scoprì, infatti, di non apprezzare che il partner si muovesse durante l’atto. Iniziò, così, a drogare i malcapitati fino a far perdere loro i sensi, per poi procedere. Dal 1987 gli omicidi si fecero più frequenti, fino al 1991 quando arrivò anche ad agire più volte al mese.

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Modus operandi di Jeffrey Dahmer

Inizialmente il serial killer si limitava a drogare e violentare le sue vittime. Col tempo, poi, il modus operandi di Jeffrey Dahmer si evolvette. Era solito adescare giovani uomini con la proposta di scattare loro delle foto di nudo, dietro compenso in denaro, o semplicemente per bere qualcosa insieme o fare sesso.

Dahmer ricercava le proprie vittime in gay bar, librerie, per strada. Durante la sua “caccia” indossava lenti a contatto gialle, poiché si identificava con L’Imperatore Palpatine da Il Ritorno dello Jedi e James Venamun da L’Exorcist III, soprattutto con il loro potere. Una volta condotte in una stanza di hotel o nel proprio appartamento, procedeva col drogarle, violentarle e strangolarle a morte a mani nude o con cinghie di cuoio.

In un secondo momento, introdusse quella che poi descrisse come tecnica di perforazione, procedura per cui praticava dei fori nel cranio, attraverso i quali iniettava acido cloridrico nel cervello. Il suo obiettivo era quello di distruggere la volontà cosciente del soggetto. Dopo la morte, le vittime erano soggette ad atti di necrofilia.

Jeffrey Dahmer era anche solito smembrare i cadaveri nella vasca da bagno e documentare il processo con una polaroid. In aggiunta a tutto ciò, il serial killer si diede al cannibalismo con almeno una vittima, anche se negò che questa fosse una pratica abituale. Ben presto iniziò anche a conservare organi e parti del corpo dei giovani che uccideva, prediligendo i crani.

Vittime di Jeffrey Dahmer

In tutto le vittime di Jeffrey Dahmer sono 17, uccise tra il 1978 e il 1991. Il serial killer puntava a giovani uomini. 14 appartenevano a minoranze etniche, 9 in particolare erano neri. Una volta preso, però, Dahmer chiarì che la razza era del tutto casuale.

Il suo interesse, infatti, era più legato alla forma del corpo. In generale si può dire che la maggior parte delle sue vittime è stata uccisa per strangolamento, anche se ci sono delle piccole varianti qua e là.

1978

  • Steven Mark Hicks, 18/6/1978 — 18 anni, bastonato con un bilanciere e strangolato a morte con lo stesso strumento, poi smembrato. I suoi resti sono stati polverizzati e sparsi dietro la casa d’infanzia del serial killer.

1987

  • Steven Walter Tuomi, 20/11/1987 — 25 anni, picchiato a morte, smembrato nel seminterrato della nonna. I resti non sono mai stati trovati. Jeffrey Dahmer non ricordava di averlo ucciso, forse perché troppo ubriaco.

1988

  • James Edward Doxtator, 16/1/1988 — 14 anni, adescato, strangolato e smembrato dopo una settimana nel seminterrato. I resti non sono mai stati trovati;
  • Richard Guerrero, 24/3/1988 — 22 anni, drogato, strangolato, smembrato, sciolto nell’acido. Le ossa sono finite nella spazzatura, mentre il cranio, ben ripulito, l’ha conservato per un po’, per poi liberarsene.

1989

  • Anthony Lee Sears, 25/3/1989 — 24 anni, la prima vittima di cui Jeffrey Dahmer conservò delle parti del corpo, sempre drogata e strangolata.

1990

  • Raymond Lamont Smith, 20/5/1990 — 32 anni, la prima vittima uccisa nell’appartamento del serial killer, drogata e strangolata nella cucina;
  • Edward Warren Smith, 14/6/1990 — 27 anni, una conoscenza di Dahmer, i cui resti non sono mai stati trovati;
  • Ernest Marquez Miller, 2/9/1990 — 22 anni, carotide recisa e smembrato nella vasca. Jeffrey Dahmer conservò il suo scheletro in un armadio e congelò il cuore, i bicipiti e parte delle gambe per consumarli in un secondo momento;
  • David Courtney Thomas, 24/9/1990 — 22 anni, drogato e sebbene avesse concluso che non fosse il suo tipo, lo strangolò e smembrò documentando il processo con una polaroid. I resti non sono mai stati trovati.

1991

  • Curtis Durrell Straughter, 18/2/1991 — 17 anni, drogato, ammanettato, strangolato e poi smembrato. Jeffrey Dahmer conservò dei trofei anche in questo caso;
  • Errol Lindsey, 7/4/1991 — 19 anni, il primo ad essere vittima della tecnica di perforazione. Errol fu poi drogato e strangolato a morte;
  • Tony Anthony Hughes, 24/5/1991 — 31 anni, strangolato e smembrato; Dahmer ne conservò il cranio, da cui venne eseguita l’identificazione una volta rinvenuto, tramite le impronte dentali;
  • Konerak Sinthasomphone, 27/5/1991 — 14 anni, il serial killer lo drogò e procedette con la già menzionata tecnica di perforazione, poi uscì per prendere una birra e quando tornò, trovò il giovane disorientato per la strada, mentre delle ragazze cercavano di dargli una mano. Quando arrivò la polizia, Dahmer riuscì a convincere gli agenti che Konerak fosse il suo amante e che fosse semplicemente sbronzo. Riportato in casa, gli iniettò altro acido cloridrico, che lo uccise, poi lo smembrò e conservò la testa nel freezer;
  • Matt Cleveland Turner, 30/6/1991 — 20 anni, sempre drogato, strangolato e smembrato;
  • Jeremiah Benjamin Weinberger, 5/7/1991 — 23 anni, il serial killer gli iniettò nel cranio dell’acqua bollente e la vittima morì con gli occhi aperti, dettaglio che colpì molto Dahmer. Il giovane fu decapitato e il resto del corpo venne smembrato dopo una settimana dalla morte;
  • Oliver Joseph Lacy, 15/7/1991 — 24 anni, drogato, strangolato e decapitato, il cui cranio e cuore furono conservati del congelatore;
  • Joseph Arthur Bradehoft, 19/7/1991 — 25 anni, l’ultima vittima di Jeffrey Dahmer, che decapitò due giorni dopo la morte.

Arresto di Jeffrey Dahmer

Il 22 luglio 1991, Jeffrey Dahmer convinse un giovane di nome Tracy Edwards ad accompagnarlo a casa per fotografarlo nudo, in cambio di denaro, scusa che utilizzava spesso per adescare le proprie vittime.

Una volta nell’appartamento, il giovane si rese conto del pericolo e, dopo una rapida colluttazione, riuscì a scappare e a rivolgersi ad una pattuglia. Quando i poliziotti raggiunsero l’appartamento di Dahmer, rinvennero diverse prove dei suoi omicidi e così lo arrestarono.

Perquisizioni più approfondite, portarono alla luce diversi resti umani. Dopo essere stato preso in custodia, Jeffrey Dahmer confessò ed iniziò a rivelare alle autorità i macabri dettagli dei suoi innumerevoli crimini.

Processo

Il serial killer fu incriminato con l’accusa di 15 omicidi e il 30 gennaio 1992 cominciò il processo. Le accuse contro di lui si rivelarono schiaccianti e la strategia adottata dalla difesa fu quella di farlo passare per incapace di intendere e di volere. Si appellò, infatti, all’infermità mentale.

Dopo due settimane, la corte giudicò Jeffrey Dahmer sano di mente e colpevole di tutti e 15 gli omicidi. Fu, dunque, condannato a 15 ergastoli, per un totale di 957 anni di prigione. Nel maggio 1992 si dichiarò colpevole anche per l’omicidio della sua prima vittima, Stephen Hicks, e ricevette, così, una condanna aggiuntiva.

Periodo in carcere e morte di Jeffrey Dahmer

Jeffrey Dahmer scontò la sua pena al Columbia Correctional Institution di Portage, Wisconsin. Durante il suo periodo in carcere, mostrò rimorso per le proprie azioni e desiderò spesso di morire. Si dedicò, inoltre, alla lettura della Bibbia, dichiarandosi un Cristiano rinato.

Nel corso degli anni, fu assalito da altri detenuti due volte. Il primo tentativo gli lasciò solamente un ferita superficiale al collo. Il 28 novembre 1994, poi, mentre puliva le docce, seguì il secondo attacco, molto più feroce. Jeffrey Dahmer fu ritrovato ancora vivo, ma morì sulla strada per l’ospedale per via di un grave trauma cranico.