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CiNEMA

The French Dispatch segna il ritorno di Wes Anderson: i segreti del film

Martina Pedretti | Novembre 8, 2021

Cosa ha ispirato Wes Anderson per The French Dispatch? Dove è stato girato il film? La parola al regista, durante la presentazione italiana

Dalla mente visionaria del noto regista Wes Anderson, arriva il film The French Dispatch, che dà vita a una raccolta di articoli tratti dal numero finale di una rivista americana pubblicata in una città francese immaginaria del XX secolo. Il film, già presentato in anteprima mondiale alla 74esima edizione del Festival di Cannes, arriverà l’11 novembre nelle sale italiane distribuito da The Walt Disney Company Italia.

Wes Anderson e il legame con l’Italia

Per ‘The French Dispatch’ mi sono ispirato a ‘L’oro di Napoli di Vittorio De Sica. Quando vidi quel film decisi che volevo farne uno simile, volevo che raccogliesse storie diverse, questa forma di antologia la ritroviamo nei film di Fellini, Visconti, Pasolini e molti altri. Una tecnica molto italiana”, ha rivelato il regista, in occasione della presentazione italiana del suo nuovo film. L’amore verso l’Italia si manifesta in The French Dispatch anche grazie a un omaggio a Ennio Morricone. Infatti Wes Anderson ha incluso il brano L’ultima volta, tratta da I malamondo, nella colonna sonora del lungometraggio.

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Il decimo film del regista, è descritto dallo stesso come “una lettera d’amore nei confronti dei giornalisti, ambientata nella sede di una rivista statunitense in una città francese del XX secolo”, o per lo meno questo è quello che si leggeva online, prima che il regista, durante la conferenza stampa, smentisse questa affermazione.

“Devo precisare io non ho mai detto che è una lettera d’amore al giornalismo, però alla fine del film sullo schermo appaiono i nomi di coloro che hanno ispirato questo mio lavoro. Non si tratta per me di fare un omaggio a qualcuno o mostrare rispetto a coloro che ammiro.

Per me è talmente evidente: io ho un debito nei confronti di queste figure, che, per evitare accuse di plagio, cito sempre in modo evidente come personali fonti di ispirazione. Si tratta proprio di furti, pur riconoscendone l’origine, per migliorare il mio film e arrivare a un risultato che sia il più efficace possibile.

Il mio rapporto con il giornalismo è una straordinaria tradizione alla quale sono molto legato, soprattutto ai quotidiani: ne compro uno al giorno. Ma il film si concentra sul quel giornalismo che sta un po’ scomparendo”.

The French Dispatch: l’ispirazione nasce dal New Yorker

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Bill Murray in The French Dispatch

Wes Anderson, interrogato sull’ispirazione che ha fatto crescere in lui la necessità di raccontare la storia di The French Dispatch, ha citato il New Yorker, noto quotidiano d’oltreoceano.

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“L’ispirazione nasce dal New Yorker che leggevo già da ragazzino. E poi ho iniziato a interessarmi alla realtà che stava dietro la rivista. Ho cominciato a studiarla, a capire che tipo di persone ci lavoravano, come funzionava la pubblicazione e chi viveva quella redazione. E così mi sono appassionato alla storia di questo giornale e ai suoi giornalisti. Soprattutto, mi hanno attirato questi racconti brevi e di fantasia che solitamente erano pubblicati all’inizio della rivista. Successivamente il New Yorker ha puntato tutto sul giornalismo. Questo film tratta di storie immaginarie e del giornalismo, ma non è giornalismo”.

La trama di The French Dispatch of the Liberty, Kansas Evening Sun (questo il titolo completo) racconta come, in occasione della morte del suo amato direttore Arthur Howitzer, Jr., la redazione della rivista americana, che ha sede nella città francese di Ennui-sur-Blasé, si riunisce per scrivere il suo necrologio. I ricordi legati a Howitzer si tramutano in una raccolta di quattro articoli: un diario di viaggio dei quartieri più malfamati della città, firmato dal Cronista in Bicicletta; “Il Capolavoro di Cemento”, la storia di un pittore rinchiuso in carcere, della sua guardia e musa, e dei mercanti d’arte che esigono le sue opere; “ Revisioni a un Manifesto”, una cronaca d’amore e morte sulle barricate all’apice della rivolta studentesca; e “La Sala da Pranzo Privata del Commissario di Polizia”, una storia di droghe, rapimenti e alta cucina, piena di suspense.

Dove è stato girato The French Dispatch

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Timothée Chalamet e Frances McDormand

Le storie di Wes Anderson sono sempre ambientate in luoghi particolari, arricchiti dalla tipica estetica del regista, che rende l’esperienza della visione un viaggio unico all’interno della sua mente. Ma The French Dispatch dove è stato girato?

La storia del giornale protagonista di questo film si svolge nella cittadina di Ennui-sur-Blasé, che però non esiste. Infatti Wes Anderson e lo scenografo Adam Stockhausen hanno cercato per mesi un luogo che somigliasse alla Parigi del dopoguerra. Così Anderson e Stockhausen hanno girato la Francia, alla ricerca di una cittadina vera e con una storia personale, che non fosse troppo grande o affollata. La necessità principale era che ci fosse tranquillità. In questo modo la troupe e il cast avrebbero potuto vivere effettivamente nella cittadina, girando il film senza fare conti con la realtà economica o industriale che li circondava.

L’ispirazione legata alla città che doveva fare da sfondo alla storia di The French Dispatch nasce da una rosa di film d’autore, da Mon Oncle di Jacques Tati a The Red Balloon, dai 400 colpi di Francois Truffaut a The Trial di Orson. La scelta di Wes Anderson è quindi ricaduta su Angoulême, una piccola città nel sud-ovest della Francia. Il quartier generale è stato poi stabilito in una fabbrica di feltro abbandonata.

The French Dispatch era destinato a essere un film francese, per cui anche molti membri del cast dovevano esserlo. Pertanto Wes Anderson ha incluso la cittadina nella sua narrazione, portando sullo schermo 1000 dei suoi abitanti che hanno poi riempito due sale cinematografiche quando il team ha mostrato loro il risultato finale.

Il regista non ha optato per un cast unicamente francese, ma ha coinvolto nel progetto nomi del calibro di: Adrien Brody, Bill Murray, Tilda Swinton, Frances McDormand, Benicio del Toro, Timothée Chalamet, Owen Wilson, Jeffrey Wright, Edward Norton, Willem Dafoe, Saoirse Ronan e Christoph Waltz.

L’estetica di Wes Anderson è più forte che mai in The French Dispatch

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Il French Dispatch

“La mia storia cerca di evidenziare il ruolo di un direttore di una testata che si assicura che la pubblicazione rappresenti e raccontti la realtà. Racconto di determinate norme sul lavoro in campo giornalistico e mostro il senso di appartenenza a una squadra che questa redazione ha instaurato negli anni. Oggi, quando si pubblicano delle notizie, le informazioni vengono diffuse senza una forma di mediazione. Infatti spesso si legge di storie che non hanno un fondamento nella realtà. E porta alla diffusione delle fake news e della disinformazione

Come ogni fan di Wes Anderson sa, l’estetica dei suoi film è ormai diventata iconica, soprattutto per i suoi prediletti colori pastello. Tuttavia in The French Dispatch, il regista ha optato per una particolare tecnica, ovvero quella di alternare scene a colori a riprese in bianco e nero.

Il primo short film che ho fatto era in bianco e nero. Nel mio film era evidente la scelta del bianco e nero in alcune scene con Benicio del Toro e altre con Léa Seydoux. Ho pensato all’attrice Michelle Bison, che non ho mai visto a colori. Per questo la scena era da girare assolutamente in bianco e nero, invece in altri casi ho optato per i colori. L’uso della luce è diverso quando si usa il bianco e nero, ed è stata una gioia usare queste tecniche. La scelta è ricaduta sul bianco e nero o sui colori per questioni legate alle precise scene. Infatti in alcuni momenti con Tilda Swinton era importante usare l’uno o l’altro per distinguere tra la scena in cui lei parla e la storia che racconta.

Il prossimo film di Wes Anderson: cosa ci dobbiamo aspettare

“Non solo so già quello che farò in futuro, ma ho già girato il mio ultimo film. Due settimane fa ho terminato le riprese di Asteroid City, girato in Spagna, ma ambientato negli USA. Solitamente mi lascio ispirare per il mio prossimo progetto mentre sto girando la pellicola precedente. Ogni mia esperienza mi conduce a un’altra”.

I prossimi passi di Wes Anderson sono quindi già scritti, ancor prima che The French Dispatch debutti al cinema. Dopo questa storia vedremo quella di Asteroid City, i cui dettagli rimangono ancora sconosciuti. Il regista poi ha citato la sua volontà di voler tornare in Italia per girare un altro lungometraggio, in futuro.

Ho già lavorato in Italia per il film Le avventure acquatiche di Steve Zissou. Ogni volta che penso a un progetto cerco di tornare a Cinecittà per fare un film a Roma e presto spero di poter effettivamente tornare. Giro poco negli USA, all’inizio lo facevo ovviamente sempre, in Texas e soprattutto a Rushmore, dove sono cresciuto.